Panoramica
Un gioco che andava di moda in tutta Italia fin del ‘500 era il “Giuoco del pallone col bracciale” che si svolgeva usando una sfera di cuoio piccola ma pesante lanciata con gran forza per mezzo di un bracciale di bosso o di sorbo avente dei rialzi a punta di diamante.
Il gioco si svolgeva in campi molto grandi fra due squadre di quattro giocatori ciascuna, che dovevano rigettare la palla nel campo altrui facendola passare sopra una corda delimitante la metà campo. Una specie di tennis, potremmo dire, ma la differenza sostanziale stava nel poter appoggiare la palla ad antiche mura, bastioni e facciate al fine di renderne più difficile la ricezione, quindi simile alla pelota portoghese.
Difficile se non impossibile dire quando anche a Pescia si sia cominciato ad usare il Bracciale, sappiamo che fra Cinque e Seicento si giocava a palla in Piazza Grande, nonostante le multe affibbiate e agli ammonimenti delle autorità. Fu nei primi anni del Settecento che le dispute si trasferirono sul Prato di San Francesco. La scelta sembrò ideale perché lo spazio a disposizione era molto grande (non esistevano ancora né il Teatro, né il nuovo, grande ospedale), tuttavia c’era un grossissimo problema: il pallone veniva battuto sulla facciata del Convento e ciò disturbava la secolare quiete francescana. Poi, nell’enfasi del gioco, c’era chi bestemmiava, chi contestava, chi litigava e faceva a botte, anche perché era in uso scommettere, e dove c’è il denaro… Tutte queste cose non potevano essere tollerate dai frati, i quali avevano scritto più di una volta nientemeno che al Granduca, anche perché, oltre a disturbare i “sacri uffizi”, il batti e ribatti provocava danni alla facciata, al tetto e stimolava il furto di ortaggi da parte di coloro che, con la scusa di dover recuperare la palla malamente gettata aldilà dell’edificio, si introducevano nell’orto.
Di queste vicende, dai risvolti sia curiosi che tragici (vedi un morto accoltellato) me ne sono occupato nel 1995, quando, grazie all’Istituto Storico Lucchese, ho potuto pubblicare questa storia, che vedrà una sua codificazione “legale” nel 1802 e durerà, sempre nel Prato di San Francesco, fino ai primi del Novecento, quando il Bracciale verrà soppiantato dal gioco del Calcio.
Ma qual è il motivo per scrivere questa pagina di storia locale? Perché sulla facciata del Convento ci sono ancora le testimonianze di quello che fu definito il “principale e sovrano di tutti gli altri giuochi”, ovvero il Bracciale. Una di queste testimonianze l’abbiamo restaurata noi sabato scorso perché, essendo di pietra serena, stava per perdere completamente il suo contenuto, parlo della “MOSSA DEL BATTITORE”, cioè il punto da dove cominciava il gioco.
Per aiutarvi in una eventuale ricerca sul posto, vi allego la foto della pietra salvata e un’altra in cui vediamo la stessa con sopra una lapide marmorea, datata 1802, con le regole ferree da rispettare e sotto una pietra all’interno della quale veniva messa la palla per essere gonfiata.
Per ultimo, ma non ultimo, vi invio un disegno con il ritratto di un tale Francesco Melosi con tanto di bracciale, che le cronache definivano il giocatore pesciatino più forte.
A coloro che desiderano sapere dove terminava il campo di gara dico di proseguire sul marciapiede verso sud e, poco prima dell’uscita della Guardia Medica, troverà sul muro due pietre con i simboli: il Delfino e le Palle dei Medici. Ecco, quelle rappresentavano la fine del campo.
Testo italiano e foto di Lando Silvestrini
English version (summary)
The “PALLONE col BRACCIALE” (ball with bracelet), a game in the history of Pescia.
A game that was fashionable throughout Italy since the 16th century was the “Game of the ball with the bracelet” which took place using a small but heavy leather sphere thrown with great force by means of a boxwood or rowan bracelet with raised edges diamond point.
The game took place in very large fields between two teams of four players each, who had to throw the ball into the other’s field by passing it over a rope delimiting the half of the field.
A kind of tennis, we could say, but the substantial difference was being able to place the ball against ancient walls, bastions and facades in order to make it more difficult to receive, therefore similar to the Portuguese pelota.
The evident signs of this ancient game can be found on the walls of the Franciscan Convent in San Francesco square, Pescia.
Translation by the editorial staff
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