Panoramica
Pubblicazione 19 Febbraio 2020 – Aggiornamento 9 Maggio 2023
Confermiamo la storia avventurosa dell’importante opera che si trovava nel Duomo di Pescia da quasi due secoli nella cappella privata dei Turini, poi “venduta” a Firenze nel 1697 e trasferita nottetempo (per sfuggire alle ire dei pesciatini) e perfino requisita da Napoleone e trasportata a Bruxelles.
Ci sono delle certezze e aloni di leggenda, decine di differenti termini usati nel tempo per definire l’operazione di trasloco di un sicuro e bel Raffaello, olio su tavola di notevoli misure dipinto nel 1507-1508, 276 x 224 (o 279 x 217 ?) dalla Pieve di Santa Maria di Pescia, il Duomo, alla collezione del Granduca in Palazzo Pitti a Firenze. Nessun dubbio sull’attribuzione a Raffaello, perché il grande dipinto, destinato in un primo tempo dalla famiglia Dei alla Chiesa di Santo Spirito di Firenze fu poi acquistato e trasferito a Pescia dal proposto monsignor Baldassarre Turini (che era stato amico ed esecutore testamentario del pittore urbinate) e posto nella Cappella di famiglia.
Il Granduca si “invaghisce” del dipinto ed opera per farlo trasferire a Firenze; l’operazione avviene nel 1697, certamente nottetempo per evitare immediati tumulti popolari, diretta dal pittore di corte Anton Domenico Gabbiani.
Presto i pesciatini si accorsero che al posto della Madonna di Raffaello c’era un’altra pregevole tela, da molti definita “copia”, opera di un bravo pittore dell’epoca, Piero Pietro Dandini (1646-1712). Si trattava della “Madonna del Baldacchino”, tuttora presente in Cattedrale, posizionata, come si vede nella foto, sopra l’altare della Cappella Turini.
Dopo la brutta esperienza, qualche malizioso, accenna alla possibilità che anche questa magnifica composizione sia una copia della copia originale o che qualcosa di simile possa sempre accadere in futuro!
In cambio si dice (molte fonti concordano) che il Granduca sborsasse diecimila scudi e che, di fronte alle proteste che seguirono, avesse “aggiunto”, come ulteriore riparazione, il restauro dell’organo a sue spese.
“…Chiudo con la speranza che “Raffaello torni a casa”; nel senso di recuperare l’opera d’arte “Madonna del Baldacchino” di Raffaello sostanzialmente “rubata” dalla Cattedrale da Ferdinando dei Medici nel 1697 e ora, tra le tante altre opere d’arte, conservata nella galleria Palatina di Firenze.”
Scriveva Marco Ricci in una nota su “Nebulae”, rivista dell’associazione “Amici di Pescia”, gennaio 2019. Una espressione forte, ovviamente tra virgolette, ma che certamente interpreta il sentimento della popolazione locale speranzosa di rivedere la Madonna di Raffaello in Cattedrale, anche per un periodo limitato, con inizio possibilmente prima della chiusura del Giubileo Diocesano, cioè prima del 25 ottobre 2020.
Dal 6 maggio 2023 la Madonna del Baldacchino di Raffaello ha fatto ritorno nel Duomo di Pescia, nell’ambito del programma “Uffizi Diffusi”, per rimanere almeno fino al 30 Luglio 2023. L’originale di Raffaello è stato riposizionato nella Cappella Turini ed il pubblico ha così potuto confrontarlo da vicino con la versione dipinta da un altro artista valente, Pier Dandini (1646-1712):
Per la cronaca la tavola di Raffaello subì anche il trasferimento, da Firenze a Bruxelles, nel periodo Napoleonico, dal 1799 al 1813.
La Valdinievole, sempre protagonista Pescia, potrebbe aver perduto l’opportunità del possesso di una seconda opera di Raffaello, più piccola, una delle molte “Madonne del velo”.
Recuperata casualmente perché “divisa in tre tavole per uso di tenervi sopra del vino”, pulita e restaurata nei primi Ottocento, sarebbe stata vista prima in casa Puccinelli a Pescia intorno al 1802, quindi a Firenze in casa del pittore François Xavier Fabre “e da lì in Francia”, come riferisce Roberto Giovannelli in “Piccolo viaggio al centro della Toscana”.
Nelle foto. L’altare della Cappella Turini con la pregevole “copia” della “Madonna del Baldacchino”, eseguita da Pier Dandini.
La “Madonna del Baldacchino”, originale di Raffaello, attualmente a Palazzo Pitti a Firenze.
La riproduzione delle pagine che narrano della vicenda nel libro del 1905, “L’ Arte in Val di Nievole”, di Carlo Stiavelli.
Testo italiano e foto della Cappella Turini del Duomo di Pescia del dottor Paolo Landi.
English version below
English version (summary)
PHOTO-NEWS 35: IN RAFFAELLO’S 500th ANNIVERSARY, PESCIA THE RETURN OF HER “CANOPY MADONNA” IN THE CATHEDRAL OF PESCIA.
THE MASTERPIECE HAD LOCATED IN THE CATHEDRAL FOR NEARLY TWO CENTURIES AND THEN “FLEW” AT NIGHT TOWARDS FLORENCE; IT ALSO SPENT THE ADVENTURE OF 15 YEARS IN BRUSSELS.
There are certainties and legends, dozens of different terms used over time to define the operation of moving a safe and beautiful painting by Raphael, oil on panel of considerable size painted in 1507-1508, 276 x 224 (or 279 x 217 ?) from the “Pieve di Santa Maria of Pescia”, which is the Cathedral, to the collection of the Grand Duke in Palazzo Pitti in Florence. There is no doubt about the attribution to Raphael, because the large painting, initially destined by the Dei family to the Church of Santo Spirito in Florence, was later bought and transferred to Pescia by the proposed Monsignor Baldassarre Turini (who had been a friend and executor of the Urbino painter’s will) and placed in the family chapel.
The Grand Duke “fell in love” with the painting and worked to have it transferred to Florence; the operation took place in 1697, certainly at night to avoid immediate popular uproar, directed by the court painter Anton Domenico Gabbiani.
Soon the inhabitants of Pescia noticed that instead of the Madonna by Raffaello there was another valuable canvas, defined by many as a “copy”, the work of a good painter of the time, Piero Pietro Dandini (1646-1712). It was the “Madonna del Baldacchino”, still present in the Cathedral, positioned, as you can see in the photo, above the altar of the Turini Chapel.
From 6 May 2023, Raphael’s “Madonna del Baldacchino” returned to the Cathedral of Pescia, as part of the “Uffizi Diffusi” program, to remain at least until 30 July 2023. Raphael’s original was repositioned in the Turini Chapel and the public was thus able to compare it closely with the version painted by another talented artist, Pier Dandini (1646-1712):
Translation by the editorial staff
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